La storia dell’arte, per come la conosciamo nel nostro angolo di spazio-tempo, si è resa possibile grazie alla prassi del mecenatismo. Nel ruolo dell’abbiente finanziatore si sono calati tanto spiacevoli individui quanto esecrabili istituzioni. Eppure il mecenatismo è stato l’insostituibile ente atto al mantenimento di esseri improduttivi e inutili quali gli artisti.

Scrive nel 2008 Settimio Teorico, in Contro i musici (I):

«Mozart girò l’Europa esibendosi in diverse corti, a Bologna fu ospite del conte Gian Luca Pallavicini, Clemente XIV gli assegnò lo Speron d’oro, il conte Franz von Walsegg gli commissionò il Requiem. Il conte Ferdinand von Waldstein fu mecenate di Ludwig van Beethoven. Johann Sebastian Bach apparteneva ad una famiglia di tanto celebri musicisti che il termine Bach era sinonimo di “musicisti di corte”. Leonardo, Michelangelo, Caravaggio furono Leonardo, Michelangelo, Caravaggio per grazia d’un qualche nobile mecenate. Gli artisti considerati cólti hanno la loro vita e la loro vita artistica legata mani e piedi al provvido filantropismo di magnati appartenenti alle classi alte della loro società. L’archeologia dei reperti artistici è incondizionatamente stretta alle corti, ai templi, ai monumenti glorificanti il potere contingente. Dall’esercito di terracotta alle tombe faraoniche alle effigi di Quetzalcoatl agli affreschi della Domus Aurea, la testimonianza artistica passa per gli strati più alti dei poteri. La musica è sempre la stessa, gli artisti sono servi dei padroni (intendasi letteralmente)». [Si pensi, quindi, alle major e all’industria discografica].

Così se da un lato il mecenate sprona dall’altro condiziona, pretende. E questo non va bene per la libertà di pensiero. Fra i ricchi mecenati di oggi — oltre a banche, fondazioni capitaliste, chiese, stati, amministrazioni pubbliche, farinacci, macellai e altri nefandi beccamorti — c’è il mercato, e il mercato è la forza della maggioranza. E, da che mondo e mondo, la maggioranza non ne ha mai azzeccata una (geocentrismo, geopiattismo, teoesistenze, stregofobie, demomonarcofilie, erosramazzottomanie, ...). Qualora l’artista, per sopravvivere e far sopravvivere la sua pratica inutile, debba sottostare alle malìe della maggioranza o di un mecenate esplicito e, ovviamente, censore, eccolo incappare nel conflitto d’interesse tra libera espressione ed eccesso d’altrui interessi.

 

L’unica soluzione è il

 

MECENATISMO ANONIMO

 

anche detto

 

MECENATISMO IN PUREZZA

 

Dona, individualmente, all’arte

senza pretendere nulla indietro

 

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Mascolini